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Unione dell’Appennino: sì all’energia eolica ma le regole vanno riviste

Pubblicato da Andrea Donati in Notizie · 7/8/2017 10:16:00
Tags: ambiente
La giunta dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese ha comunicato la volontà di richiedere la revisione di una normativa che rischia di produrre ecomostri sui crinali.

Di Andrea Donati

Vogliamo solamente ricordare quando 5 anni or sono, il Comitato di cittadini di Camugnano riuscì a bloccare un progetto di installazione di 7 pale eoliche sul crinale di Fontanavidola. Allora il proponente era Enel Green Power.

Il Comitato riuscì a dimostrare che le ore di ventosità (circa 1.300) non sarebbero bastate a coprire l’impegno economico (che ne prevedeva almeno 2000) relativo all’impianto che praticamente reggeva solamente su gli incentivi. Non solo, ma l’impianto sarebbe stato costruito su un terreno geologicamente instabile per frane quiescenti.

Infine la normativa, che in questi casi può rivestire carttere di "pubblica utilità, ed indifferibili ed urgenti" contrasta con la Costituzione Italiana che difende il paesaggio naturale (crinali).

Ma leggiamo il comunicato dell’Unione dei Comuni dell’Appenino Bolognese

Durante la seduta del consiglio dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese svoltasi a Vergato lunedì 31 luglio, il presidente Romano Franchi ha comunicato ai consiglieri l’intenzione della giunta dell’Unione di chiedere un intervento, prima di tutto alla Regione Emilia-Romagna e in seguito al parlamento nazionale, perché si valuti di modificare e perfezionare la normativa relativa agli impianti eolici.

La normativa, che l’Unione richiede di rivedere, prevede infatti che la misura della portata di un impianto eolico non sia la sua dimensione strutturale, ma la potenza di energia prodotta. Gli sono agevolati dallo Stato che per loro ha pensato alla cosiddetta "PAS" (Procedura Abilitativa Semplificata): in merito i Comuni non hanno voce in capitolo, essendo la stessa utilizzata per agevolare l'iter abilitativo delle installazioni considerate di "pubblica utilità, ed indifferibili ed urgenti" da una normativa del 2003.

Ha fatto molto discutere infatti in questi giorni l’episodio che si è verificato nel Comune di Monzuno, dove sono iniziati i lavori per l’installazione di una pala eolica nei pressi della strada provinciale che conduce a Rioveggio all’incrocio con la strada comunale per la località Gabbiano. A fronte delle proteste allarmate da parte dei cittadini, che da subito si sono resi conti della notevole dimensione dell’impianto in questione, - supera i 100 metri di altezza - l’amministrazione comunale di Monzuno ha infatti risposto che da un punto di vista normativo l’installazione è in regola e gli amministratori locali in merito possono fare poco.

La ditta che sta eseguendo i lavori infatti sta impiantando un impianto eolico che potrebbe produrre un megawatt, ma depotenziandolo evita tutte le verifiche sull’impatto ambientale dello stesso, visto che in questi casi l'autorizzazione non è neppure richiesta, essendo sostituita da una dichiarazione da parte della ditta installatrice accompagnata dalla relazione di un tecnico abilitato.

Insomma, sembra essere di fronte ad uno di quei casi in in cui prima si maledice la burocrazia invocando la semplificazione, poi ci si rende conto che i controllori hanno le armi spuntate.

Non solo: se i comuni non si attengono alle procedure possono essere chiamati a pagare i danni all'azienda che ha fatto richiesta di installazione. Per la normativa attuale tutti i terreni sono utilizzabili per la realizzazione di impianti di energia rinnovabile, con le eccezioni stabilite dalle Regioni nell'ambito delle loro competenze. A conferma di ciò recenti sentenze dei tribunali amministrativi hanno condannato quei comuni che hanno introdotto criteri di localizzazione degli impianti diversi dalle linee guida statali o dalla normativa regionale.

Con le norme attuali a ben poco, quindi, servono le proteste dei cittadini che nel caso di Monzuno hanno fatto rilevare come, oltre al valore paesaggistico dell’area in questione, l’impianto sorgerebbe su una frana dormiente e la pala (della misura di 31 metri) ruoterebbe direttamente sulla strada comunale che conduce a Gabbiano.




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